Nel 1999 all’interno delle comunità terapeutiche del gruppo REDANCIA viene avviato un progetto finanziato dall’Unione Europea volto all’esplorare le risorse degli utenti. In particolare un corso di formazione teatrale coinvolge un gruppo di utenti in stretta relazione con operatori , psichiatri, psicologi e registi, musicologi, tecnici dello spettacolo. Nasce per me, psichiatra, una capacità di osservare, apprendere e lavorare insieme diversa dalla mia esperienza usuale mentre si crea il primo spettacolo. Conosciamo persone estranee al mondo psichiatrico. Nasce la cooperativa La Polena a cui apparteniamo come soci. Abbiamo messo un piede fuori dal circuito psichiatrico senza fatica.
Questa esperienza mi porta a fondare un primo gruppo di auto aiuto per persone con disagio psichico, la balenottera azzurra, che si riunisce in casa mia . Sono una partecipante del gruppo , il mio ruolo man mano cambia da facilitatrice a persona Insieme coinvolta nei cambiamenti dello stesso gruppo e in nuove esperienze: non solo partecipiamo a corsi di formazione ma continuiamo l’attività teatrale portando in giro per l’Italia gli spettacoli, allarghiamo i momenti di divertimento e vicinanza. Le persone sperimentano attività gradevoli, aumenta la capacità di comunicare . Il gruppo è formato da 8 persone tutte provenienti dalle comunità o ancora in Comunità. Alcune vengono dimesse e iniziano il difficile cammino dell’autonomia, due si sposano e vivono a Varazze, il gruppo di auto aiuto continua il suo lavoro e resta un punto di riferimento. Ma non è sufficiente, la crisi di una persona viene superata con una temporanea ospitalità in un appartamento di mia proprietà nello stesso condominio, così come altre crisi brevi di altri, non si ricorre ai ricoveri scoprendo il sostegno che siamo in grado di dare soltanto offrendo una comprensione e ospitalità discreta. Rimandando ai curanti le terapie specifiche. Ci convinciamo della necessità di una casa per l’auto aiuto, dell’auto aiuto che possa ampliare le risorse permettendo ospitalità e progettazione di altre esperienze, casa degli utenti, non degli esperti. Saranno loro a modellarla..
La PRATO onlus nasce quando acquisto un appartamento nello stesso condominio dove abito con spazi decisamente più ampi in cui si trasferisce nel 2005 Federico, dopo la riflessione e la convinzione che la sua vita in casa dei genitori è troppo difficile. E’ il nostro primo appartamento (ora sono tre). Diventa indispensabile formare un’associazione con uno statuto, delle regole una mission anche da esportare e non andare avanti a crescere così spontaneamente (anche se resta una connotazione della PRATO). Ci informiamo, chiediamo un aiuto a privati cittadini che ci conoscono, troviamo una risposta generosa e una rete inaspettata di persone che ci appoggiano, dal libero professionista al manager, dal vicino di casa agli amici. Fondatori e soci sono psichiatri e psicologi che condividono la filosofia della PRATO ma anche un’iimprenditore che si coinvolge nell’aiutarci a trovare risorse. I revisori dei conti lavorano gratis per noi dal 2006. L’associazione si forma nel febbraio 2006.
Nel corso di questi anni abbiamo messo radici e sviluppato rami. Il gruppo ha radici ormai solide, si conosce è aperto al nuovo, agli altri che ci avvicinano, ai cambiamenti, direi che si conosce ed è pronto a conoscere gli altri.
Agli otto iniziali si sono aggiunte tante altre persone che frequentano l’Associazione. Altri due appartamenti, in affitto grazie alle donazioni dei sostenitori, ospitano altre tre persone e sono residenze provvisorie per altri. Non è stato facile, momenti di crisi sono stati poi utili per cambiamenti, discussioni sono state premesse per conoscenze più profonde. L’auto aiuto continua ma i rami cresciuti sono molti e diversi per i singoli, ognuno sceglie quello che più gradisce o interessa. Dalla fotografia, al fare un corto, due corti, alla partecipazione a congressi, alla gestione della casa e dell’amministrazione (due borse lavoro) alla partecipazione a gruppi creativi come la scrittura, allo svago comune, vacanze, cene, picnic, gite, al cineforum, allo stadio insieme. I rami si sviluppano, alcuni di più altri vengono lasciati perché non più vissuti utili.
E abbiamo conosciuto tante persone, continuiamo a conoscerle, attraverso i progetti che abbiamo fatto con altre associazioni, attraverso la partecipazione ad iniziative di altri.
Cosa è importante per noi: che ognuno senta l’Associazione come funzionale al suo star meglio, alla sua autonomia, al suo poter scegliere, alla sua voce in capitolo sulle scelte di vita. Qui non si vuole creare dipendenza, ma togliere i vincoli che la storia del disagio aveva comportato, i vissuti più sgradevoli, l’essersi sentiti soli e comandati, assistiti.
La Prato non è un Associazione antipsichiatrica, anzi l’auto aiuto è a volte la prima porta verso l’avvicinare i tecnici della psichiatria riconoscendo un proprio disagio. La Prato non ha però tecnici all’interno che svolgano un lavoro di cura e assistenza, i volontari non hanno specifiche competenze psichiatriche, io, psichiatra, qui lo faccio in un modo assolutamente diverso, osservo e discuto quello che insieme vediamo succedere nella nostra Associazione. Tra di noi, in noi. Nell’auto aiuto e nella quotidianità. Abbiamo imparato ad emozionarci senza paura, chiedere, desiderare, scegliere come vivere.
La Prato non è una comunità. Ognuno ha un suo spazio privato e le sue abitudini, la sua privacy e le sue esigenze. Nessuno invade gli spazi che non si è deciso di condividere, nessuno entra nella casa dell’altro senza un permesso e una ragione concordata. Io abito nello stesso condominio e come loro desidero vivere senza intrusioni o invasioni. Tutti hanno imparato a rispettare lo spazio dell’altro. Certo ci sono ora regole che sono cresciute con loro, con le difficoltà o le incomprensioni, superate con soluzioni trovate insieme , direi quindi soluzioni non regole, soluzioni condivise e quindi non gravose.
Libertà di fare quello che ti pare, mangiare quando vuoi, fumare se non ci sono altri in casa , invitare chi vuoi ma perchè inviti chi sai adatto alla tua casa e ti fa piacere ricevere. Organizzare quello che vuoi, condividendolo con altri della casa, coltivare i tuoi hobby personali ecc.ecc. senza che uno ne dia un giudizio. Ma nei momenti comuni si fuma fuori , nei momenti comuni, nelle riunioni sull’abitare si dicono esigenze e si trovano compromessi ad esigenze diverse.
La Prato non è un soluzione definitiva. Chiunque sa che una casa sua propria potrà (non dovrà) averla, come un futuro sicuro. Ma sa che la Prato fino a quando sarà necessario lo ospiterà lo sosterrà.e che all’interno si costruisce un’autonomia per poter affrontare un cambiamento definitivo appena questo sarà ragionevolmente possibile per le sue capacità e per le risorse esterne.
Quest’anno il primo ospite, Federico, si trasferirà nella casa assegnata dal Comune, qui vicino, e verrà di giorno a continuare il suo lavoro nella sede dell’Associazione ma la sua residenza e la sua abitazione non è più la Prato. Così è per tutti i residenti ora alla Prato: la prospettiva di una casa popolare, di una casa propria. Ma senza fretta perché auguriamo lunga vita alla Prato e la soluzione migliore per tutti.
La Prato non è solo dei residenti , è il punto di riferimento di persone con disagio che ne usufruiscono come vogliono. E’ un punto sostenuto da tutti noi, da sostenitori esterni, da amici, parenti ecc. ma non da convenzioni. La Prato ama la libertà.
Roberta Antonello
(scritto nel 2014)
p.s. la Prato non potrebbe esistere senza il sostegno dei donatori, la generosità degli amici, dei parenti, la solidarietà dei soci.