Relazione Presidente 2015
Associazione per il sostegno di persone con disagio psichico, psicologico, esistenziale
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Relazione del presidente sull’attività svolta nell’anno 2015 dall’Associazione
Gentili associati,
Siamo al decimo anno della fondazione dell’Associazione.
Vorrei trasmettere una riflessione sulla nostra storia e sui cambiamenti avvenuti in questi dieci anni. Eravamo partiti con il sostenere un processo di inclusione di persone residenti o dimesse dalle comunità terapeutiche del gruppo Redancia, sostenere le loro voglia di autonomia, di scelte, di empowerment, fuori dal circuito psichiatrico, continuare un auto aiuto fondamentale perché attraverso la discussione senza ‘maschere’ insieme, la conoscenza e condivisione di difficoltà, di dolori, di speranze, attingessero maggiore speranza e fiducia e anche capacità di trovare soluzioni ai loro problemi , risorse in loro stessi.
Questo gruppo si è arricchito, altre persone con problemi psichici ed altre storie, sono entrate nei gruppi di auto aiuto, realtà diverse , persone che dovevano farsi conoscere non avendo condiviso esperienze e vita in comunità come il primo gruppo. E’ stato allora che abbiamo consolidato l’importanza dei gruppi di auto aiuto come punto fondamentale per procedere, abbiamo dato un setting preciso, consolidato il rispetto e la libertà delle diversità, la ricchezza di esperienze diverse, la capacità di tutti di ritrovare capacità di parola e di essere ascoltato. Non è retorico: sono arrivate persone che sembravano incomprensibili, altre non abituate a poter esprimere pareri, paure, vissuti, , altre ancora con una prevalente richiesta di aiuto e di accusa verso l’esterno che non rispondeva ai loro bisogni, altre con pareri diversi verso la propria malattia che non riconoscevano. Non tutti si sono fermati, ma la maggior parte ha partecipato per un periodo significativo, più di un anno , ha mantenuto rapporti anche quando ha smesso di venire. Certo qualcuno invece non è riuscito ad inserirsi e si è autoespulso. Erano persone inviate ‘per forza’ , vai ti sarà utile, persone non adatte al contesto per un deficit cognitivo che impediva la comprensione dei diversi linguaggi, più abituate ad un intrattenimento ludico o attività che non passassero dalla parola, altre forse troppo malate o… troppo assitite per cui l’impegno era difficile. Certo abbiamo imparato a capire chi è adatto ai nostri gruppi, non per la patologia, può stare anche malissimo, può appunto non riconoscersi malato, ma per la capacità di attingere, di iniziare a sentire. Persone che hanno fatto prima gli uditori, poi si sono avventurati in piccoli interventi, poi hanno iniziato a scoprirsi, a fidarsi di poter comunicare, scoprire loro sensazioni ed emozioni evocate dal gruppo, a stupire il gruppo con il loro cambiamento. Ho la certezza che la fatica che la partecipazione comporta è ripagata dai risultati che ognuno sente in se stesso e negli altri, ma questa fatica, impegno ha un prezzo ed è difficile che chi è abituato ad una posizione di assistito, guidato, protetto trovi la motivazione per sostenere questo prezzo, sottolineo questo perché è una delle acquisizioni dell’esperienza dei gruppi di auto aiuto: chi veniva mandato da altri, forzato (ci è stata proposta la partecipazione obbligatoria di una persona autore di reato, non è stata possibile non perché non fosse accettato dal gruppo ma perché l’obbligatorietà c’era, la minima motivazione no, l’obbligatorietà soffocava l’ascolto ) non era disposto a questo prezzo.
Questa riflessione rafforza l’idea che se da una parte non tutti sono adatti ai nostri auto aiuto forse è sempre necessario avere l’obiettivo di non impoverire con un eccesso di cura ed assistenza le risorse delle persone con problemi psichici. E’ un messaggio che la PRATO Onlus si sente di dover trasmetttere al mondo dei curanti. E ascoltare i loro bisogni, rispettarli.
E’ cambiato il mondo circostante? La crisi economica ha impoverito di risorse i servizi deputati all’assistenza? Sicuramente. Ma non per quello che riguarda i luoghi dell’assitenza, ci sono più centri Diurni, i Centri di Salute Mentale sono aperti, l’urgenza viene affrontata. Ma non senza stupore ci accorgiamo di dover cambiare alcune nostre abitudini, non possiamo contare sul servizio di assitenza sociale (sicuramente oberato di lavoro) dobbiamo provvedere con una rete di conoscenze nuove nei patronati, ed anche con la prestazione di una nostra Assistente Sociale che includiamo come indispensabile (non volevamo tecnici ma aimè siamo costretti a cercarla..). Anche in questo caso cambiamo, perché è sensato, indispensabile, ma ci interroghiamo su alcune incongruenze: nel Centro di Salute Mentale l’assistente sociale offre colloqui psicologici, la terapista della riabitazione offre colloqui psicologici…tutto utile ma è altrettanto necessario e a volte prioritario portare avanti l’indispensabile sostegno sociale in una situazione di crisi e impoverimento di risorse. Altra constatazione, alcune persone vengono viste a colloquio ogni mese, un colloquio di circa 10/15 minuti. E’ vero che sono pazienti cronici, che hanno una terapia stabile. Ma a sorpresa noi sentiamo di dover rispondere a ricadute e malesseri che in quei 15 minuti forse non sono percepiti. Che dobbiamo discutere tra noi se non è il caso di stimolare una diminuzione della terapia, un controllo. Sono i nostri sostenuti che lo fanno, quelli più rafforzati nel dire la loro opinione, ma altri si allontanano dal medico del Centro, o non lo ascoltano perché ha perso credibilità, è cambiato. Insomma il Centro Diurno non è una panacea per il cronico, guizzano nella sua mente speranze attese emozioni e dolori che dovrebbero essere accolti da uno specialista in modo meno superficiale. Certo i nostri sostenuti trovano nell’auto aiuto, nelle esternazioni della loro sofferenza nell’associazione un sostegno, alcuni cercano un privato, ma quanti altri non possono e non accedono in quanto cronici ad un aiuto meno burocratico, che impedisce la scelta del medico, che stabilisce visite così distanziate, persone che restano sole, anche se con non eclatanti ed allarmanti sintomatologie, ‘siderate’ . Alcuni ci hanno conosciuto e io non faccio che trasmettere le loro parole. Altre volte comunicazioni al servizio di urgenze trovano una scarsa risposta . E così di nuovo dobbiamo fare dei cambiamenti, introdurre la collaborazione di una educatrice che pur non ponendosi su un livello di cura sostenga e io, che ho scelto di non essere la psichiatra di nessuno nell’Associazione proprio per permettere un percorso diverso, autonomo, devo favorire, sollecitare, chiedere interventi, non sempre ascoltati e soprattutto fare interventi d’urgenza coprendo un’area che non voglio coprire: mi spiego se devono avere un’autonomia, se devono veramente essere inclusi devono contare su un servizio che sappia rispondere alle loro richieste, ai loro bisogni, bisogni diversi, che devono poter esprimere, non essere guidati solo da un protocollo scelto per loro. E’ la seconda comunicazione che ritengo vada fatta. Che potere hanno nei Centri gli utenti? Che qualità di assistenza viene fornita? Quante sovrapposizioni inutili si fanno? Quanto si privilegia quello che più disturba? Non certo il paziente cronico. (Uso la parola cronico forzatamente, perché così viene usata, ma personalmente non ritengo cronico nessuno o tutti… un maggiore benessere è possibile e auspicabile per tutti, anche i già ammalati, non solo la prevenzione che per altro non si fa solo nei servizi in campo psichiatrico ma nel contesto sociale, nella formazione culturale di chi si occupa di educazione, insegnamento, di modelli ecc.). Abbiamo quindi ora un’educatrice scelta con cura perché non faccia né la psicologa né l’organizzatrice di intrattenimenti ma sia una sponda verso il riprendere il percorso di autonomia quando qualcuno vacilla, faciliti il reperimento di risorse nel contesto sociale. Io lascio reperibile uno psichiatra del direttivo quando vado in ferie perché affronti eventuli urgenze. Questa Associazione non è un luogo di cura ma non abbiamo potuto rimanere indifferenti ad esigenze, garantendo quello che non è garantito ma è necessario. (Questa osservazione non è in contaddizione con la prima come spiego poi). Riflettere, incontrarci, ascoltare ed essere ascoltati dalla rete dei servizi sarebbe utile.. ne siamo tanto consapevoli da partecipare adesso a riunioni con altre Associazioni che si occupano di Salute Mentale in modo diverso dal nostro, ma io percepisco lontano un vero interesse per quello che si fa. Lontano l’interesse al percorso di recovery, alla nostra esperienza, in fondo originale, diversa, che potrebbe essere condivisa rafforzata anche contaminata e cambiata per permettere una reale inclusione, un cohousing sicuro, meno burocrazia e controllo, una diminuzione di costi e maggiore responsabilità sociale, inserendo fuori dalla rete psichiatrica più persone di quanto si pensa. Entrato nel circuito psichiatrico la persona esce difficilmente. La linearità tra strutture ad alta intensità, media, lieve e quindii inclusione ci sembra più teorica che reale se non è accompagnata da pratiche che permettano appunto la non sottrazione di diritti e parola agli utenti, di potere e capacità di scelta. Non è solo un problema di personale non sufficiente, è una cultura che va cambiata. E non penso che le realtà come la nostra vadano controllate da un Servizio pubblico ma conosciute, vissute come risorse autonome, generatrici di possibiltà e chance diverse. Per questo non cerchiamo convenzioni ma cerchiamo di essere ascoltati e conosciuti.
E’ un messaggio che la PRATO onlus vuole dare. Devo comunque aggiungere che abbiamo avuto la collaborazione di molti colleghi, operatori dei servizi pubblici e privati (Redancia) a cui siamo grati, abbiamo partecipato a eventi insieme, sono stati interessati a noi. Ma la sensazione è di essere sempre visti come una cosa a parte e non poter portare anche stimoli per appunto l’empowerment e l’inclusione , la parola degli utenti. Insomma ci sentiamo poco conosciuti anche se benevolmente accettati.
Questa relazione verrà come di consueto inviata ai sostenitori, al Celivo e pubblicata sul nostro sito insieme al bilancio.
Passo alla descrizione dell’anno
AUTO-AIUTO ACCOGLIENZA REPERIBILITA’ RESIDENZIALITA’ LAVORO
Ho parlato all’inizio dell’auto aiuto . Continua. Alcuni sono rientrati, alcuni sono usciti. Altri si sono aggiunti. E’ sempre il punto di partenza per la conoscenza. E’ veramente uno strumento efficace, stupefacente, forse siamo diventati più bravi con l’esperienza ma il vedere i miglioramenti di altri, ‘la parola ritrovata’si accompagna allo stupore della conoscenza che i partecipanti portano sul loro stare al mondo, la ricchezza di emozioni ritrovate, una maggiore conoscenza di se stessi, tolleranza rispetto condivisione che in altri contesti è difficile. La partecipazione è costante. Ai due gruppi settimanali se ne è aggiunto un terzo reso necessario quando il numero dei partecipanti supera le 8 persone. In totale ci sono stati 110 incontri di auto aiuto e ne hanno usufruito 20 persone. (in allegato la composizione dei gruppi l’argomento trattato e le conclusioni, testimonianza del lavoro di segreteria e specchio dell’impegno dei sostenuti volontari)
Con modalità ereditate dall’AA si sono svolte le riunioni sull’”abitare” , (ripeto quanto scritto per il 2014 in quanto non è cambiato il modo e gli obiettivi della riunione), 50 incontri di circa 3 ore ciascuno, con vari obiettivi dall’informazione all’organizzazione alla risoluzione di problemi connessi alla residenzialità, alla progettazione alle proposte . Presenti in genere dalle 12 alle 16 persone. Ogni comunicazione che preveda una decisione od iniziativa viene veicolata a questa riunione per evitare processi di delega e vissuti di esclusione dalle scelte. Ognuno prende la parola e si esprime sia su quello che si aspetta dall’Associazione, sia sui suoi bisogni, sia su quello che funziona di più o meno, sulle modifiche da attuare, su progetti ecc. E’ un’assemblea con la partecipazione di chi da più tempo è sostenuto e si sente di poter contribuire alla vita dell’Associazione, responsabile non solo per se ma per il gruppo, anche per quelli che non ci sono. Entrano i nuovi sostenuti dopo un tempo sufficiente nell’auto aiuto per permettere un’ingresso sensato nell’ ‘assemblea che discute e decide’. Oltre ai sostenuti partecipo io e Giovanna socia e volontaria dall’inizio, l’educatrice Monica Bianchi e saltuariamente l’assistente sociale Silvia Mongiardini . L’inserimento di Silvia ha facilitato e concluso pratiche rimaste in sospeso di nostri sostenuti, si è connessa con il patronato CGIL (aiutati dalla collaborazione di Ivana Olivieri dello stesso patronato che ci mostra quanto si può fare senza attese, dando tempestivi appuntamenti, rispondendo a email e fornendo il proprio cellulare. Cosa praticamente impossibile in altri contesti, guadagnadosi la stima incondizionata dei nostri sostenuti senza colloqui di approfondimento psicologico ma piuttosto rispetto e professionalità)
Continua l’accoglienza di nuove persone, il riavvicinamento di altre, la richiesta di un parere, di un orientamento, consulenze che portano ad invii alle varie agenzie dell’assistenza o semplicemente si concludono. Manteniamo una reperibiltà telefonica sempre (un nostro cellulare è sempre acceso, non il mio ma quello della PRATO che filtra, e passa di mano da Federico ad Emilia e poi si anche il mio o quello del reperibile del direttivo.. assicuro che questa reperibilità non è per nulla gravosa, tutti hanno un estremo rispetto delle necessità altrui e non telefonano a vanvera come possono testimoniare i reperibili delle mie vacanze, ma è comunque una garanzia per tutti…chi ha il cellulare della PRATO riconosce le urgenze e ha imparato a contare sul gruppo per risolvere tutte le emergenze psicologiche o pratiche che possono capitare e chiedere aiuto o molto spesso solo una conferma di quanto ha fatto in modo assolutamente adeguato) Come chi sta da solo in casa sa di avere sempre la possibilità di poter chiamare un amico, un parente così i sostenuti della PRATO sanno che non sono mai soli. Dice Giovanna I. “il telefono è sempre aperto..” e lei sola, in quartiere difficile, non più giovane, ci ha sempre trovato, anche per l’idraulico! E continua la sua presenza nell’auto aiuto, anche se è assolutamente restia a una connotazione di malata psichiatrica. Gli inetrventi telefonici nell’allegato sono ovvimaente riferiti solo a quelli provenienti dall’esterno e non riguardano la rete di relazioni del gruppo che pure ha la fondamentale funzione di continua presenza, sostegno, risoluzione di problemi. La segreteria segna le chiamate esterne. I contatti tra i sostenuti per organizzare i fine settimana, cinema, partite, cene e anche chiamare chi tende ad isolarsi, chi è in difficoltà sono una rete di supporto sempre più presente.
Sono ospiti residenti stabili tre sostenuti mentre continua l’utilizzo della sede come foresteria, Federico è ormai residente nellla casa assegnata dal Comune molto vicina alla sede. I pernottamenti occasionali sono stati 95 . Valter ha ripreso a fermarsi in Associazione anche per la notte dopo un periodo critico (problemi organici e soprattutto una revisione della terapia, decisamente ridimensionata che ha permesso una maggiore ‘presenza’) nell’ultimo periodo dell’anno. Non segnalo altre novità nella residenzialità già descritta nelle precedenti relazioni. E’ sempre difficile spiegare che la residenzialità è un punto di arrivo necessario per pochi, molti si appoggiano all’Associazione e traggono vantaggi senza aver bisogno di essere residenti, e che soprattutto solo attraverso un percorso che passa dall’auto aiuto alle riunioni sull’abitare si può arrivare ad una residenzialità alla PRATO per cui è richiesto un certo grado di autonomia e di responsabilità. La vita di un gruppo ora allargato non è sempre facile. Richiede tolleranza e rispetto ma esige anche la comprensione dei bisogni dell’altro, capire e sentirsi capiti non è sempre facile. Per questo siamo ‘lunghi’ nell’accoglienza, per questo a volte affrontiamo difficoltà, tensioni, nodi, ma con un certo orgoglio possiamo dire che in questi 10 anni siamo andati avanti molto bene, senza ricadute, ricoveri, magari con fatica a volte ma con un risultato obiettivamente soddisfacente. Resta il lutto per Ebe morta suicida perché sola in una casa a Savona se pure vista ogni giorno dal Servizio, troppo lontana da noi da cui si era allontanata in una situazione di malessere. La segnalazione non è servita, se fosse stata vicina e non da sola forse, forse, sarebbe ancora con noi. E qui sottolineo quanto sia indispensabile il cohousing per molte persone, quanto sarebbe preventivo e terapeutico avere la possibilità di abitazioni che prescindendo anche dalla situazione economica ma valutando la difficoltà, il disagio psichico come elemento di preferenza al pari del disagio economico e la vicinanza ad una realtà come la nostra permettano la convivenza di persone che già si conoscono ed hanno condiviso esperienze di residenza. (Ovviamente avere degli appartamenti vicino all’Associazione assegnati comporterebbe un risparmio dell’affitto che attualmente paghiamo per due appartamenti, mentre ben due appartamenti dell’ARTE sono non abitati nel nostro stesso condominio, vicino ad uno nostro in affitto e alla sede, di mia proprietà in locazione gratuita). E’ di nuovo una domanda che la PRATO chiede venga ascoltata con un’esperienza positiva di 10 anni. Già nel 2014 avavamo continuato a sostenere l’importanza di poter ottenere abitazioni per il cohousing di nostri sostenuti attraverso l’assegnazione di case popolari nella zona. Con Dolores Pesce assistente sociale del Centro di Salute Mentale di Voltri abbiamo avuto incontri a questo fine per ora senza risultati, anche se ascoltati con interesse ed attenzione, con l’assessorato competente. Ora io penso che la nostra risorsa che ha fatto risparmiare rette in residenzialità, oltre a dare sicurezza e benessere ci permetta di poter chiedere in un rapporto diretto con l’assessorato competente questa nostra necessità.
Il lavoro continua ad essere un punto cruciale per il benessere di sostenuti. Abbiamo due borse lavoro e questo anno abbiamo utilizzato i voucher per rispondere in altro modo a prestazioni di lavoro di sostenuti ed anche di persone con disagio economico. L’UCIL e Irene Parmentola sono una risorsa utile ma la situazione di crisi economica rende difficile una risposta sufficiente alle richieste. L’uso dei voucher risponde in parte.
Sottolineo che il lavoro di segreteria è fatto sia da Federico (borsa lavoro, sostenuto e volontario per altre prestazioni) che da Emilia (sostenuta e volontaria , presta gratuitamente la sua collaborazione , è da noi residente) e Giovanna (volontaria). Silvia ha una borsa lavoro di sostegno e accompagnamento a persone con diversa disabilità. Ripeto quanto scritto lo scorso anno: è necessaria una riflessione per garantire lavoro a sostenuti. Chi ha problemi psichiatrici può avere capacità, capacità diverse, non compatibili a volte con il lavoro stabile ma ha necessità di poter avere occasioni per fare ciò di cui è capace. Ecco perché usiamo i voucher. Inoltre ha come tutti necessità economiche che sono meglio sostenute dalla possibilità di un lavoro e non da assistenza.
Ricordo come molti sostenuti donano all’Associazione le loro capacità come si può vedere dall’allegato.
Vale ad esempio il lavoro di Emilia nella segreteria a fianco di Federico e Giovanna. Ma anche di altri da Gabriele allo stesso Federico a Giovanna I. a Valter che accompagna Giovanna negli interventi di informazione nelle scuole ecc.
INIZIATIVE E PROGETTI ATTUATI
Con grande soddisfazione, con fatica, con l’impegno e il lavoro di oltre tre anni di Gabriella Veardo, ‘grande’ curatrice, capace di mettere insieme senza nulla togliere i vari tasselli scritti da dai nostri sostenuti siamo arrivati a pubblicare un libro :
DICHIARATI MATTI SI RACCONTANO la follia parlata finalmente scritta
Dall’inizio dell’anno tanti ci hanno aiutato, ognuno ha riletto il suo pezzo, Angela Corbella, Emilia, Giovanna, io stessa, abbiamo riletto tutto, in primavera la prima bozza è stata inviata all’editore Marco Merli (ERGA edizioni), in luglio ho consegnato al prof. Conforto gli scritti, chiedendo un giudizio ed un’eventuale presentazione, Marco Merli ha fatto diversi incontri con noi mostrando una capacità di essere nel gruppo e di accettare le proposte e stimolare gli autori inaspettata. Così siamo arrivati al titolo, alla copertina, alla quarta di copertina, alla prefazione di Conforto (entusista del libro) al contratto con l’editore, all’uscita del libro! E abbiamo corretto la bozza, cosa assolutamente non facile trovandoci Gabriella, Emilia, Giovanna, Angela ed io a leggere e rileggere, da soli e insieme. L’impegno di anni di Emilia e in parte di Federico nel trascrivere i manoscritti, la capacità e competenza di Gabriella unita alla disponibilità, l’impegno di tutti noi alla fine , il sostegno di Conforto, la collaborazione dell’editore ha prodotto finalmente un risultato che ci è sembrato importante per tutti, noi e gli altri.
Abbiamo deciso una degna presentazione con un evento al Teatro del Ponente. In questo evento ESSERCI, da prima dell’estate hanno iniziato a lavorare insieme Barbara Bocca, la musicoterapeuta, Massimo Rossi, il nostro regista storico, tutto il gruppo dei sostenuti che partecipavano alla musicoterapia guidati da Gabriella Veardo in veste di coreografa della performance musicale, e l’aiuto di Giovanna e Susanna Rossi volontarie indispensabili qui in veste di scenografe. Molta fatica ma grande impegno e partecipazione. L’evento non è stato al Teatro del Ponente ma al Teatro S.Giovanni Battista di Sestri Ponente per un’incredibile superficialità di chi deve gestire questi spazi a valora sociale, ma malgrado il disagio di questa diversa location, la comunicazione arrivata dopo le locandine già diffuse, abbiamo avuto un grande successo con più di 200 spettatori, la partecipazione di un pubbilico vario, da associazioni a psichiatri a amici a famigliari a gente nuova. Sono venuti a sentirci anche da Como e dalla Calabria mostrandoci affetto. Applausi, attenzione, acquisto del libro, scorrevolezza dello spettacolo che comprendeva oltre alla performance anche la proiezione del corto ‘il pesciolino rosso’ e la presentazione da parte di Gabriella Veardo, Carmelo Conforto, Angelo Guarnieri del libro hanno ripagato le fatiche e l’impegno veramente di tutti noi.
Ma abbiamo fatto anche altro come si può vedere dagli allegati, risolto problemi come l’impossibilità di continuare il lavoro nella cooperativa di Gabriele ma anche, aiutati dal patronato INCA e da Ivana Olivieri, la possibilità di garantirgli un’entrata economica, (un esempio dei diversi interventi di Ivana). Partecipato ad incontri per mantenere le borse lavoro, per continuare la sensibilizzazione nelle scuole sul disagio con i nostri video, (gruppo disabilità promosso dal CELIVO a cui partecipa Giovanna e Valter). Condiviso momenti con altri ed anche festeggiato, fatto una breve vacanza con EXPO compreso, festeggiati i compleanni le feste partecipato a gite… tutto è visibile negli allegati. E continuato i nostri gruppi all’interno della sede che funziona per questo tre pomeriggi alla settimana (musicoterapia, scrittura, gruppo informatico oltre all’auto aiuto e all’abitare) Questo per mostrare come siamo molto più rivolti all’esterno che all’interno, sfruttiamo le risorse esterne dall’utilizzo della palestra del centro sociale , allo yoga, al cinema, al teatro, alle mostre, alla piscina, alle iniziative con altri. E ognuno sceglie secondo i suoi gusti . Mai forzature e mai tanti perché non si possono avere gli stessi gusti. Lo si vede dal numero delle persone che partecipano. Alcuni, la maggior parte, sono autonomi nella scelta di queste attività, Giovanna non riesce a rinunciare ad Yoga e alla piscina e quindi va anche con Silvia e Emilia e chi vuole, ma per suo diletto. Il cinema il teatro attira anche volontari.
Ultima iniziativa da segnalare la raccolta di ciliegie a Pavia con raccolta di soldi per la PRATO. Dobbiamo ripetere queste iniziative.
Ripeto che la lettura degli allegati scritti dalla segreteria sono uno specchio fondamentale per riconoscerci nel nostro procedere. Ci sono anche i temi dell’auto aiuto.
RINGRAZIAMENTI
Chi ci ha sostenuto con donazioni, azioni, vicinanza, sensibilità, incoraggiamento.
I volontari come Giovanna in primis e Mariella Becchelli. Ma anche Susanna e Giovanna Rossi, vicine sempre disponibili e volontarie di fatto. Persone come Ivana Olivieri che è venuta a trovarci per conoscerci alla festa di Natale, quando forse aveva altro da fare di sabato pomeriggio e si è mostrata lontana dalla mentalità che troviamo in genere nei tecnici. Ed Angela Corbella , Angela Mastrosanti (la volontaria più aziana), Nicoletta che con Barbara fa il tirocinio di musicoterapia.
Il direttivo che ha sostenuto le nostre scelte le ha approvate le ha permesse, disponibile sempre agli incontri, presente agli eventi, anche qui non certo particolarmente comodi per chi lavora. Disponibile anche a una reperibilità come già scritto quando non sono presente (almeno due mesi all’anno)
I revisori dei conti che lavorano gratuitamente (la dot.ssa Cinzia Farinetti in particolare) .
Chi ci sceglie per il 5×1000, ci fa conoscere.
Gli amici, tutti generosi . La generosità di Francesca Petrigni e della sua famiglia, della mamma, che continua una tradizione di donazioni mangerecce per tutto l’anno. Dall’olio alle torte, alle paste, al caffè ecc ecc. Abbiamo un pò di Sicilia. E anche dalla Calabria l’amica Anna Cascelli non solo ci viene trovare all’evento con un tour de force encomiabile ma ci porta un pò di Calabria da mangiare, (come anche Giuseppe Cundò) . Il Sud è generoso.
Loredana e Dino della tenuta S. Massimo di Pavia che ci permettono la festa delle ciliegie e le vacanze e le cene molto apprezzate dai sostenuti in uno splendido contesto (il parco del Ticino).
Ringrazio i nostri donatori: perché alcune donazioni che provengono dagli stessi sostenuti oltre a commuovere confermano che siamo sulla strada giusta. Altre che arrivano da chi già ci favorisce, è nel direttivo o tra i revisori dei conti o è una nostra esperta, ci fa sentire compresi, altre ancora da famigliari o da chi ci ha conosciuto ad eventi ci gratificano. Purtroppo la crisi econimica ha diminuito o reso impossibili alcune elargizioni e dobbiamo sforzarci di trovare nuove vie di finanziamento perché da una parte abbiamo più spese dall’altra le donazioni complessivamente sono inferiori questo anno per la prima volta alle uscite. Ma grande è la riconoscenza a chi se pure con cifre necessariamente più modeste continua ad aiutarci pur facendo già un lavoro di sostegno all’Associazione, o è sostenuto. E a tutti i donatori dobbiamo la nostra continuità.
Ringrazio i nostri esperti, da Barbara Bocca a Gabriella veardo, Massimo Rossi, si sono veramente impegnati per l’evento.
Ringrazio Silvia Mongiardini a cui do il benvenuto e Monica Bianchi da sempre volontaria ora invece indispensabile appoggio da settembre.
CONCLUSIONI
E’ stato un anno impegnativo. Un bell’anno. Abbiamo la responsabilità di continuare.
Ringrazio voi tutti
Il presidente
Roberta Antonello genova 13 aprile 2016